LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE DEL CANE: LA CHIAVE DI UNA RELAZIONE

LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE DEL CANE: LA CHIAVE DI UNA RELAZIONE

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Articolo di Cinzia Stefanini: Etologa degli animali d’affezione, Educatrice cinofila APNEC – Specialista nella rieducazione comportamentale, TTouch Practitioner 2

“Non si può non comunicare” ! (Paul Watzlawick “Pragmatica della comunicazione Umana”)


Premetto che questo scritto non ha sicuramente la pretesa di essere completamente esaustivo nel trattare questo vastissimo argomento o di farne una disamina in modo scientifico.

Possiamo, però, tratteggiare alcune linee guida che ci possono far riflettere

linguaggio del cane immagini, posizioni linguaggio del cane,


Comunichiamo sempre, dunque: per scambiarci informazioni, per modificare il nostro pensiero e le nostre azioni vicendevolmente, per creare legami e sodalizi, per sentirci parte di un tutto.
Comunichiamo, anche, con altre specie e tendenzialmente per gli stessi motivi, e tra tutti gli animali che accompagnano le nostre vite a uno è concesso un posto speciale: il cane.

CENNI STORICI DELLA RELAZIONE UMOMO CANE

Il cane e l’uomo hanno condiviso circa 35.000 anni di storia (secondo le ultime scoperte scientifiche), tanto che possiamo tranquillamente parlare di una coevoluzione tra queste due specie.

Le nostre storie si sono influenzate profondamente e non saremmo così oggi se il cane non ci avesse accompagnato in tutte le terre emerse ed in tutte le nostre epoche, tanto da indurre alcuni studiosi a pensare che sia stato il cane ad addomesticare l’uomo e non il contrario.

Il cane è l’unica specie che avevamo al nostro fianco quando eravamo nomadi e cacciatori (ed innegabilmente, allora come adesso, i migliori cacciatori erano loro) e da allora la nostra e la loro evoluzione sono state intrecciate in modo indissolubile.

linguaggio del cane immagini, posizioni linguaggio del cane

COMUNICARE CON IL CANE: PERCHE’ A VOLTE E’ DIFFICILE?

Nonostante queste evidenze, a volte ci risulta molto difficile costruire, oggi, con loro una relazione armonica, basata sul rispetto delle reciproche necessità ed inclinazioni e sulla comprensione.

Spesso alla base di tante difficoltà ci sono le interpretazioni arbitrarie del comportamento dei cani (basate frequentemente sul nostro sentire più che sulla immedesimazione nell’altro) e concrete difficoltà comunicative.


Alcune di queste confusioni interpretative sono poi dovute alla tecnologia che se, da un lato ha reso la comunicazione tra umani molto più veloce, ci ha privati, forse, della capacità di leggere le espressioni e le posture dei nostri interlocutori, deducendone emozioni ed intenzioni, abilità necessaria quando ci rapportiamo ad un’altra specie che, come nel caso del cane, comunica con:

  1. Gesti,
  2. Posture,
  3. Vocalizzi,
  4. Mimiche tipiche di specie (e di razza)
  5. soprattutto mediante il Canale Chimico (odori, feromoni, markers olfattivi specifici).

Tutti segnali che per la nostra specie raramente hanno un significato diretto

E’ fondamentale per noi imparare che molti dei segnali comunicativi del cane devono avere una interpretazione diversa da quella che la nostra immaginazione ci suggerisce e che a volte ciò che osserviamo nasconde emozioni diametralmente opposte a quelle che proveremmo noi nella stessa situazione.


Può capitare che tra umani e cani a volte ci siano degli equivoci come quando per esprimere simpatia e affetto ad un cane sconosciuto, mettiamo le mani sulla sua testa, rimaniamo frontali e gli urliamo nelle orecchie paroline pronunciate con toni alti e striduli

UN ESEMPIO PRATICO DI INCOMPRENSIONE

Oggi, per esempio, passeggiando per le vie del centro ho notato un grosso cane alle prese con un ragazzino a lui sconosciuto, che desiderava toccarlo. Il ragazzo era frontale al cane e estendeva il braccio sopra la testa del cane che, fortemente a disagio, cercava di saltare addosso al ragazzino.

Il proprietario nel tentativo di trattenerlo ed evitare che il cane facesse cadere il ragazzo ha esclamato “E’ sempre molto contento quando qualcuno lo vuole toccare”.

linguaggio del cane immagini, posizioni linguaggio del cane


In questo caso, in realtà, il tentativo di alzarsi sulle zampe posteriori non era affatto un segno di felicità quanto di richiesta di distanza.

Il ragazzino, sebbene ai nostri occhi chiaramente inoffensivo, era percepito dal cane come una manaccia o anche solo come un fastidio (in fondo anche a noi potrebbe non piacere essere toccati da uno sconosciuto !) e la comunicazione era in realtà “Non ti voglio fare male, ma tieni la distanza, stai più lontano”.


Quali segni comportamentali ci suggeriscono questa interpretazione: gli occhi erano socchiusi, le rime labiali tirate indietro, orecchie rigide portate in avanti, evidenti “rughe” sulla fronte del cane non tipiche della sua razza (che denotano preoccupazione), postura rigida , “atteggiamento” lievemente minaccioso o serio, coda in movimento ma portata bassa e “nervosa”.


Intendiamoci poi non è successo nulla di grave: il ragazzino forse facendo appello ad un po’ di intuizione ha desistito ed il cane ha smesso di cercare di saltare. In tutto questo quello che c’è rimasto veramente male alla fine è stato il proprietario del cane che ha esclamato: “Ma se fai così nessuno vorrà più farti le coccole”. Ed io aggiungo: bene, obiettivo raggiunto.

Tra l’altro tutta la scena si è svolta in un luogo francamente ben lontano dall’essere idoneo per gli incontri tra cani e persone sconosciute: il centro cittadino di un piccolo luogo montano di villeggiatura, cane al guinzaglio tenuto corto, fermo, in attesa di un membro del suo gruppo sociale, all’ora dello shopping ed aperitivo e dunque estremamente affollato.


Vorrei sottolineare che il cane era super equilibrato e per giudizio del ragazzino l’incontro è durato poco, ma pensiamo ai possibili esiti se proprietario e sconosciuto avessero insistito o il cane avesse avuto delle sue fragilità emotive o derive comportamentali: avremmo potuto assistere ad un’aggressione più o meno violenta da parte del cane sul ragazzo, per manifestare in modo più chiaro ed inequivocabile, la sua intenzione di difendere il suo spazio intimo, oppure una supina accettazione degli eventi da parte del cane che, però, avrebbe potuto anche trasformarsi (e spesso a lungo andare è proprio così) nell’idea (che spesso il cane si fa) di non essere capito ed ascoltato proprio di chi dovrebbe essere il suo referente sociale in questo mondo complicato.


Il problema in questo caso non è solo il ragazzo che desidera manipolare un cane sconosciuto (abbastanza comune ma molto bizzarro se ci si ferma a pensare il cane soggetto come un esponente adulto di un’altra specie – specie che tra l’altro non usa le zampe anteriori con la nostra stessa accezione) e che andrebbe educato, fin dalla più tenera età a rispettare la comunicazione di altre specie, ma anche il proprietario stesso che non solo non ha colto che la situazione, le tempistiche e la modalità non fossero corrette per introdurre un estraneo nella sfera amicale del suo cane, ma non ha saputo nemmeno leggere il comportamento, l’emozione e l’intenzione dietro quel gesto di saltare con zampe anteriori sull’altro.

Sono anche convinta che questa persona quasi sicuramente si presenterà come il miglior amico del suo cane !

COMUNICAZIONE DEL CANE: NON VERBALE

Possiamo dire, quindi, innanzitutto, che la comunicazione del cane è principalmente NON VERBALE (posture, prossemica, mimica, gestualità e molto altro) e PARAVERBALE (distanza/vicinanza, velocità e lentezza e molto altro) ancorché stiano iniziando a trovarsi degli studi interessantissimi sui vocalizzi dei cani e sul loro significato (comunicazione VERBALE e attenzione anche ai tantissimi fraintendimenti in questo ambito)

linguaggio del cane, posizioni linguaggio del cane


Anche le espressioni comunicative a noi più note devono essere interpretate in base alla situazione: scodinzolare non è sempre segno di felicità così come ringhiare non è sempre segno di reazione rabbiosa. Sarà “l’ecologia della comunicazione” ossia il contesto in cui il cane sta comunicando a rendere più espressivo il gesto comunicativo e a darne un corretto significato.

Scodinzolare in modo morbido e ritmato al rientro del proprietario a casa sarà probabilmente dunque un gesto di felicità (situazione in cui si avranno anche degli occhi morbidi e la respirazione normale), mentre uno scodinzolio molto veloce a coda bassa, magari esibito in una situazione difficile, sarà segno di paura o nervosismo.


Lo stesso ringhio, che abbiamo sempre associato ad un’espressione di paura e rabbia e, dunque, preludio ad un’azione di aggressione, potrebbe essere emesso in un momento di gioco (magari un gioco in cui il cane ed il proprietario ritualizzano un conflitto e una lotta – tipo il tira-e-molla) e collegato ad un postura morbida e a occhi “soft” e a orecchie “rilassate”.

LA COMUNICAZIONE DEL CANE: PARAVERBALE

Nella comunicazione del cane hanno inoltre grandissima importanza la velocità, la direzione, la traiettoria e la distanza dei soggetti coinvolti nell’atto comunicativo: un soggetto che un cane può avvertire come pericoloso a cinquanta centimetri potrebbe non essere visto come tale a due metri.

Un cane che si avvicina lentamente ed impostando una curva è letto come più “gentile” e meno belligerante di uno che gli arriva addosso dritto e a gran velocità (sì è così … belligerante … non entusiasta).

LA COMUNICAZIONE TRA CANI (INTRASPECIFICA)

linguaggio del cane immagini, posizioni linguaggio del cane

La comunicazione intraspecifica (quindi fra cani), corre spesso il rischio di essere male interpretata quanto quella fra cani ed umani.

La scienza ci racconta di una specie che ben si adatta agli ambienti umani di tutti i tipi e seppur con alcune accortezze, può tollerare di vivere in città se il proprietario è in grado di assicurare nel tempo un soddisfacimento costante delle sue motivazioni.

Ogni razza o tipo (se di meticci parliamo) ha, infatti, delle motivazioni enfatiche (cioè dei “drive” che lo spingono ad agire) che sono “il motore del comportamento del soggetto” (cit. Marchesini, Pedagogia Cinofila) e delle motivazioni neglette (che il cane avrà bisogno di soddisfare in misura minore).

L’appagamento delle motivazioni enfatiche diventa il perno dell’equilibrio psico-fisico, insieme alla capacità di far tornare in omeostasi le emozioni mediante diverse strategie, mentre il lavoro sulle motivazioni neglette, se condotto in modo oculato, può portare ad una maggiore elasticità cognitiva e ad ampliare il portafoglio di strategie adattative


L’ambiente cittadino
(io sono di Milano, per esempio) se da una parte costringe i soggetti in spazi più stretti dall’altra ha visto aumentare notevolmente la presenza di cani all’interno delle nostre case come animali da compagnia.

Il fenomeno della forte urbanizzazione, quindi, ha portato cani sconosciuti ad affrontare ambienti ristretti e condivisi (magari in momenti diversi, pensiamo alle aree cani), marciapiedi ingombri di gente ed oggetti, rumori improvvisi ed odori sgradevoli. In tale ambiente, anche per cani ben socializzati ed adattati non è quasi mai piacevole incontrare, o meglio “scontrare” cani sconosciuti, costretti ovviamente al guinzaglio, che invadono reciprocamente gli spazi intimi e che spesso, comunicando difficoltà e ansia, iniziano a saltare, abbaiare ed entrare in dinamicità con zampate e testate (no, non è gioco !!).


Non bisogna mai dare per scontato, inoltre, che due cani che si inseguono in corse sfrenate in un recinto stiano giocando ! A volte l’inseguitore è un soggetto più prepotente che bullizza l’altro: non lo ingaggia in un gioco di inseguimento ma lo vuole bloccare o tenere sotto scacco.

Spesso, infatti, la dinamicità eccessiva viene addirittura avvertita dagli altri cani presenti come pericolosa e i soggetti a volte vengono fermati da adulti competenti.

Quando ciò non avviene si può verificare che i soggetto che viene sempre inseguito si senta in ansia quando è in relazione con altri cani o che mostri segni di aggressività difensiva nei confronti dell’inseguitore (passando agli occhi dei rispettivi proprietari come quello “antipatico” o reattivo).

CANALI COMUNICATIVI DEL CANE

linguaggio del cane immagini, posizioni linguaggio del cane, cane papillon che annusa

Per semplificare possiamo dire che i cani comunicano attraverso 4 canali:

  1. Chimico,
  2. Visivo,
  3. Tattile
  4. Uditivo (che sono anche i nostri)

(che sono anche i nostri) ma che spesso usano i sensi in modo complementare (e quindi diverso) a come li usiamo noi.

Per fare degli esempi se per noi quello visivo e quello elettivo (infatti ci sono molti studi sulla comunicazione del cane tramite posture) per i cani è sì importante, ma mai come quello chimico (prevalentemente l’olfatto) che per noi è comunque residuale: d’altronde questa alleanza ha portato a grandi vantaggi competitivi ad entrambe le specie!

LA COMUNICAZIONE DEL CANE: PARAVERBALE

linguaggio del cane, posizioni linguaggio del cane

Nella comunicazione del cane hanno inoltre grandissima importanza la:

  • velocità,
  • la direzione,
  • la traiettoria,
  • la distanza dei soggetti coinvolti nell’atto comunicativo: un soggetto che un cane può avvertire come pericoloso a cinquanta centimetri potrebbe non essere visto come tale a due metri.

Un cane che si avvicina lentamente ed impostando una curva è letto come più “gentile” e meno belligerante di uno che gli arriva addosso dritto e a gran velocità (sì è così … belligerante … non entusiasta).

LE MARCATURE DEL CANE: UN MODO DI COMUNICARE

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Fondamentale è inoltre la comunicazione attraverso le marcature, quindi segnali chimici lasciati attraverso l’urina e le feci oppure i cuscinetti plantari o altre zone del corpo che possono rilasciare feromoni o odori significativi (muso, spalle e schiena per esempio).

A noi tale sfera comunicativa è quasi del tutto preclusa in quanto non siamo attrezzati, o meglio non siamo più attrezzati, per percepire attraverso gli odori e i feromoni (sostanze biochimiche prodotte da ghiandole esocrine la cui funzione è rilasciare informazioni agli animali della stessa specie) emozioni, informazioni sullo stato riproduttivo, sulla socialità, sullo status, età, stato di salute … (e veramente molto altro) dell’altro individuo.


Nel cane invece tale tipo di comunicazione è fondamentale ! Da qui nasce l’esigenza di lasciarli annusare anche a lungo i messaggi olfattivi lasciati dagli altri co-specifici.

STILI COMUNICATIVI DELLE DIVERSE RAZZE

La selezione dell’uomo e la pressione selettoria dell’ambiente hanno prodotto razze o “tipi” che possono avere attitudini e anche limiti morfologici, che rendono alcuni tratti comunicativi o stili di relazione caratteristici in alcune razze, o completamente assenti in altre, complicando sempre di più la convivenza e lo scambio comunicativo fra cani appartenenti alle diverse morfologie.

Pensiamo per esempio all’incontro fra un molosso e un cane da caccia …

SEGNALI DI CALMA E DI STRESS NEL CANE: UN IMPORTANTE MODO DI COMUNICARE

Nella comunicazione canina fondamentale e di grande aiuto è sicuramente conoscere i Segnali di Calma (Turid Ruugas, fine anni 80) e i Segnali di stress.

Molti etologi e studiosi di altre discipline hanno dibattuto a lungo se i comportamenti classificati in origine come Segnali di Calma (e quindi segnali emessi dal cane per evitare conflitti e scontri) fossero più o meno da considerarsi un metodo per comunicare intenzioni oppure segnali comportamentali emessi puramente perché in condizioni di stresso gene.

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Ai fini di un primo approccio alla comunicazione canina tale distinzione, fondamentale invece per chi si occupa di etologia del cane, potrebbe non essere così essenziale.

Conoscere e saper distinguere tali segnali, sicuramente, però, ci può far individuare rapidamente una situazione di difficoltà in cui si trova il nostro cane e a cui dare una risposta.

Tra l’altro, come molti altri aspetti del comportamento canino, una volta che riusciamo a evidenziarli, tali segnali, diventiamo sempre più abili a rintracciarli e, effettivamente, a vederli: ecco dunque che il cane che sbadiglia, si siede, fa una curva o si gratta inizia a comunicarci il suo stato d’animo in quella situazione ed interpretare la sua comunicazione diventa magicamente più semplice

CONCLUSIONI

E’ dunque evidente che pur essendoci un’affinità innata fra noi e i cani ci siano vere e proprie barriere linguistiche che dobbiamo scegliere di abbattere.


Se veramente vogliamo entrare in sintonia profonda con il nostro amato cane dobbiamo pertanto diventare loro grandi amici ed imparare a “parlare da cani”.

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